Alice attraverso lo specchio pdf
Era del tutto Persino la sua voce era cambiata. Era suadente, pacata. Grossi rotoli di tessuto riempivano una scaffalatura, erano tutti impeccabilmente etichettati, in base ai colori e ai materiali. Tutti ne hanno bisogno! Alice fece un sorrisetto furbo. Bofonchiando qualcosa, raggiunse una porta aperta che dava sul retro.
Uomini e donne erano in posa intorno a un cappello a cilindro, posto sopra una colonna di pietra bianca. Il Cappellaio se ne stava in disparte. Guardate, ho fatto dei cappelli per ognuno di loro! Un indizio! Un messaggio! Niente da fare. Alice si morse un labbro abbattuta. Il Cappellaio si era sempre fidato di lei, anche quando Alice per prima non aveva fiducia in se stessa. Nel piccolo gorgo, apparvero le immagini di una fiera con bancarelle colorate e persone sorridenti.
Il Cappellaio la seguiva a piedi. Tutti urlavano in cerca di una via di fuga. Il Cappellaio, allora, prese le redini e condusse velocemente Mirana lontano dalla radura in fiamme. Le fiamme inghiottirono ogni cosa. Il Cappellaio era stato coraggioso ad averla portata in salvo. Se solo i suoi familiari fossero stati altrettanto fortunati! Era a pezzi, devastato, come il luogo in cui si trovava. Gli occhi verdi luminescenti dello Stregatto apparvero poco sopra Mirana e guizzarono verso Alice.
Avrebbe potuto rivedere suo padre e magari salvarlo. Anche se forse certe magie erano possibili soltanto nel Sottomondo. Sembrava quasi intimorito, ma come tutti i gatti che Alice aveva conosciuto, lo Stregatto non si faceva impressionare facilmente. Il Bianconiglio giocherellava con il suo orologio, il Leprotto Marzolino storceva il naso e Mally la guardava con aria di sfida.
I Pinchi con finta noncuranza strisciavano i piedi sulla ghiaia avanti e indietro e Bayard, dal canto suo, la fissava con gli occhioni spalancati. Lo Stregatto galleggiava sopra di loro e intanto si spazzolava la coda. E se il tuo alter ego del passato vede il tuo alter ego del futuro Lo Stregatto fece un salto in aria vicino ad Alice e la fece sobbalzare.
A qualunque costo. Il Leprotto Marzolino e il Bianconiglio fecero un balzo di gioia e agitarono le orecchie. Mirana, con un sorriso, prese per mano Alice.
Prima iniziava e prima avrebbe riportato indietro il suo adorato Cappellaio. Per non parlare della sua abitudine di portarsi via le persone buone Magari era soltanto noncurante e volubile. Non si riesce mai a trovare Tempo quando si ha bisogno di lui. Attraversarono innumerevoli stanze, fino a quando giunsero in una parte che Alice non aveva mai visto.
Entrarono in una sala dal pavimento di marmo bianco e nero, con le piastrelle disposte a spirale. Era pronta a cominciare. Stai attenta a non inimicartelo. Un altro passo in avanti e sarebbe precipitata. Era arrivata a destinazione troppo in fretta, era stata come risucchiata. Scrutando verso il basso, Alice vide una passerella di pietra che saliva verso di lei ticchettando. Sembrava la lancetta dei secondi di un enorme orologio con il castello posto al centro!
La lancetta continuava a salire. Sembrava un terremoto, Alice cadde. Mentre scivolava, le sue dita cercarono un appiglio sulla superficie ruvida. Ma Alice non soffriva di questa fobia.
E non aveva altra scelta, doveva guardare in basso. Lo fece, in cerca di una via di fuga. La lancetta dei secondi si avvicinava a essa velocemente. Davanti a lei si apriva un corridoio con gigantesche colonne scolpite che reggevano un soffitto a volta. Le colonne si voltarono verso di lei con gran fragore. Tutto intorno giravano congegni ben caricati, come fossero parti di una macchina perfettamente oliata. Alla fine del corridoio, Alice vide una porta immensa.
Era la vasta sala del trono, costruita in ossidiana. Dritto di fronte a lei, uno scalone portava fino a un piedistallo dove si ergeva un trono trafitto da un fascio di luce. Proprio su quel trono se ne stava spaparanzato il signore delle ore, dei giorni, delle settimane e degli anni. Sulla pelle pallida, spiccavano scurissime basette che si univano ai folti baffi. Portava un copricapo decisamente maestoso. Ai lati del suo mantello foderato di pelliccia, erano cucite grosse spalline che davano al suo busto una forma a clessidra.
In una mano guantata stringeva uno scettro nero. Teneva gli occhi chiusi. Alice saliva le scale, convinta che Tempo non si fosse accorto di lei. Fece ondeggiare languidamente la mano. Io sono Tempo. Era una domanda piuttosto strana, visto che era Tempo a farsela. Per fortuna, lui non se ne accorse. Tempo scandiva se stesso. Che infinita ironia! Sto per tardare! Lei gli corse dietro, non voleva perdere Apparteneva a mio padre. Ma temo che il suo tempo sia ormai scaduto.
Il Grande Orologio di Tutti i Tempi! Il pavimento era ricoperto da ingranaggi e ruote dentellate di varie dimensioni. Proprio al centro, delle scintille di luce circondavano un globo bianco rotante. La Cronosfera! Alice la riconobbe subito, pur non avendola mai vista prima.
Diversi omini meccanici si arrampicavano fra i congegni. Indossavano delle tute da lavoro e portavano degli attrezzi appesi intorno alla vita. Sembravano tutti uguali, intercambiabili Corse subito su per le scale per raggiungere Tempo. Tempo gli sorrise. Ottimo lavoro, Wilkins! Loro e Wilkins sono i miei Secondi. Tempo sorrise soddisfatto.
Percorsero un labirinto di corridoi e scalinate e arrivarono in un salotto caldo e accogliente. Ricorderete il Ciciarampa In prestito! Devo salvare il mio amico! Nella mente di Alice si agitavano pensieri vorticosi, non era ancora pronta a rinunciare alla sua missione. Aveva il volto grigiastro e gli occhi lampeggianti. Quella era la sua occasione!
Dal suo nascondiglio, vide Tempo davanti a uno specchio. Si stava sistemando nervosamente i capelli, cercando di lisciarseli. Come ci riusciva? Il silenzio era intenso quasi come un urlo improvviso.
Mentre camminava, leggeva i nomi. Si stava avvicinando. Dunque, era per lei che Tempo si stava facendo bello poco prima? Ma Iracebeth non era stata esiliata insieme al suo fante Stayne?
Attraversava il corridoio con sicurezza, come se fosse la padrona di casa, Wilkins e un gruppo di Secondi le trotterellavano appresso. La mente di Alice era in subbuglio. Ovunque andasse, la Regina Rossa creava un numero infinito di problemi. Era lei! Con un inchino ossequioso, Tempo le diede un bacio servile sulla pelle delicata. Adorava essere venerata. Lei si sarebbe impossessata di quella Cronosfera, a qualsiasi costo. Era decisa a rimediare a tutti gli errori del passato e ad assicurarsi un futuro migliore.
Il tempo sarebbe stato suo! Ingranaggi di varie dimensioni giravano su livelli diversi azionando delle cinghie che scorrevano intorno alle bobine. Queste ultime, a loro volta, muovevano i pendoli. Di pendolo in pendolo, si stava lentamente avvicinando alla Cronosfera. I Minuti la tallonavano. Alice non si fece distrarre e rimase concentrata sui suoi propositi.
Il tubo girava e girava e lei veniva sballottata in ogni direzione. Si trovavano in una situazione di stallo: lei non poteva fuggire e loro non riuscivano ad avvicinarsi.
I Minuti vennero sbalzati in aria e cominciarono a strillare. Ormai era vicina alla meta: la Cronosfera luccicava a breve distanza. Doveva riuscire a superare quel labirinto di stanghe assordanti, se voleva salvare il suo amico. A che cosa le serviva corteggiare Tempo se lui non era disposto a cambiare le regole per lei?
Tempo era immensamente potente, ecco uno dei motivi per cui aveva cominciato a frequentarlo. Sugli scaffali erano stipate cianfrusaglie di ogni tipo, dai fagioli magici, ai rari uccelli dodo. Uno dei dodo fece un verso stridulo e gli diede una beccata sulla mano. La Regina Rossa era attonita. Nessuno poteva piantarla in asso, neanche Tempo! Alice esitava davanti ai martelli giganti. Un passo, ferma, due, tre, quattro, salta, salta, ferma, setto, otto, salta.
Gridando corse subito in aiuto del Grande Orologio. Dietro di lei, i Minuti iniziarono a prendersi per mano e si riunirono fino a formare una mastodontica bestia meccanica. Era in bilico, doveva fare attenzione. I Minuti volarono ovunque.
Tempo e Iracebeth corsero verso i Minuti che si stavano raggruppando. Alice e la Cronosfera scomparvero. I suoi piani erano sfumati. Iracebeth lo raggiunse, aveva il volto rosso di rabbia. Quella che mi ha fatto bandire dal mio regno? Lei era qui e non me lo avete detto? Avete lasciato che Alice rubasse la Cronosfera! Avrebbe dovuto inventarsi un nuovo sistema per vendicarsi di sua sorella e riprendersi il trono che le spettava di diritto.
E di sicuro ora non aveva tempo per preoccuparsi della sua amata. Avrebbe viaggiato nel passato e fermato Alice. Dobbiamo costruire un Tempus Fugit. Quando ebbe terminato, fece un passo indietro per ammirare il suo marchingegno.
Avrebbe voluto che al suo posto ci fosse stata la Cronosfera, ma in quel caso, non si sarebbero trovati in un tale pasticcio. Meglio se un minuto alla volta. Dove ha detto che voleva andare quella ragazza? Un fascio di luce argentea avvolgeva la Cronosfera e la trasportava lontano dal castello. Al di sotto, ondeggiava dolcemente un oceano di momenti passati. Non era molto diverso dal Wonder. Con un tocco leggero, spinse in avanti una leva. Era soddisfatta, stava andando nella direzione giusta.
Come avrebbe fatto a trovare il giorno giusto? Una bella festa in una radura si era trasformata in un giorno Orristraziante.
Nuvole di fumo si alzavano dalle bancarelle annerite e un odore acre e pungente aleggiava su tutto. Aveva un occhio coperto da una benda rossa a forma di cuore. Alice si nascose dietro una siepe e rimase a osservarlo furibonda mentre galoppava fino in cima a una collina, accanto a Iracebeth. La Regina Rossa sorrideva soddisfatta del lavoro svolto dal Ciciarampa. Il terribile soffio del Ciciarampa aveva trasformato il prato in un campo brullo e carbonizzato, compresa la zona in cui si era sistemata la famiglia del Cappellaio nella scena evocata da Mirana alla fontana.
Assomigliava a un maiale. Succhiava avidamente il liquido che sgocciolava da un barile pieno di pozione mezza- stazza. Era un cappellino di carta azzurra che, a dispetto delle fiamme, era rimasto intatto.
Di lato aveva una piuma di un bel rosa intenso. Poi scorse un curioso trabiccolo con Tempo a bordo. Faresti meglio a dartela a gambe, possibilmente in fretta. Il Tempus Fugit la seguiva a qualche secondo di distanza. Sembrava molto provato. Ansimando e sbuffando, Tempo era riuscito a raggiungerla di nuovo. Tempo era stanco, scoraggiato. Le due macchine si allontanarono rapidamente.
Aveva sperato di sentirlo ticchettare come una volta, sarebbe stato il segnale che era tornata in un momento del passato in cui suo padre era ancora vivo. Si trovava ai margini di un villaggio pittoresco che confinava con la Foresta di Tulgey. Le case avevano i tetti di paglia o tegole ed erano tutte curiosamente inclinate, come se agli architetti che le avevano progettate non piacessero le linee dritte. In lontananza risuonarono degli squilli di tromba.
Alle finestre sventolavano bandierine; nei vicoli erano state allestite numerose bancarelle; in una piazza, dei carri pieni di fiori circondavano la statua di un re. Su un ponte, una lunga fila di persone e strane creature si avviava verso un castello di pietra rossa. La luce del sole filtrava dalle finestre ad arco. Alice rimase a bocca aperta.
A giudicare dalle corone, gli altri due dovevano essere i genitori delle due sorelle: Re Oleron e la Regina Elsmere. Mirana le aveva parlato di suo padre e sua madre molto brevemente, Alice conosceva soltanto i loro nomi.
Entrambi sorridevano amabilmente agli abitanti del villaggio venuti ad ossequiarli. Ora, non le restava che avvicinarsi e attendere il momento giusto per parlare con loro. Si fece largo tra gli spettatori e raggiunse una posizione migliore. Vide Zanik Altocilindro porsi alle spalle di Mirana. Mirana, vestita di bianco, sorrise a tutti con dolcezza, mentre sul viso di Iracebeth si dipinse una smorfia di disgusto.
Prese posto dietro Iracebeth e cerimoniosamente gliela pose sul capo. La testa di Iracebeth era troppo grande. Zanik faceva del suo meglio, poi spinse la tiara con forza. Dopo alcuni istanti di gelo, gli abitanti iniziarono a bisbigliare.
Ovunque scoppiarono risate fragorose. Trovarsi di fronte a tanta gente che si comportava senza rispetto doveva essere terribile! Quella era proprio la Regina Rossa che conosceva, irragionevole e tagliateste. Tagliategli la testa! La principessa con la mano che ancora indicava la platea, continuava astiosa a scrutare la folla.
Nei suoi occhi Alice poteva scorgere la delusione. Il re scosse la testa e si volse verso il pubblico. Che colpe poteva avere Mirana? Il re e la regina si scambiarono sguardi preoccupati, poi si ritirarono. Poco distante vide Zanik che discuteva con suo figlio. Il Cappellaio sbatteva gli occhi con aria innocente. Non ho potuto farne a meno! Alice trattenne il respiro, sapeva bene cosa poteva significare la disapprovazione di un genitore.
Alice zigzagava tra la folla, tentando di non perdere di vista il Cappellaio che si muoveva agilmente davanti a lei. Alice lo strinse in un abbraccio, per consolarlo. Voglio dire, non ancora! Sono Alice. Alice sorrise. Poi riprese a camminare a passo svelto. Alice faticava a stargli dietro.
Sei matta, vero? Subito le piume rosa e bianche e nere si aprirono a ventaglio come la coda di un pavone. A braccetto, i due percorsero il sentiero fino a raggiungere una vecchia quercia con un buco sul tronco.
Solitamente chiedevo leccalecca verdi e bianchi. Una delizia! Si trovavano proprio nel punto in cui aveva avuto inizio il Giorno Orristraziante. Il fatto di aver ritrovato il suo amico le aveva fatto dimenticare la sua missione. Nella Foresta di Tulgey risplendeva il sole e gli uccelli cinguettavano felici. Proprio in quel momento il Leprotto Marzolino e Mally, il piccolo Ghiro coraggioso, sbucarono fuori dalla casa del Leprotto. Il Cappellaio si sentiva in colpa per il modo in cui aveva trattato quella ragazzina.
Era tutta colpa di Zanik! Il Cappellaio, il Leprotto e Mally fissavano attoniti lo strano marchingegno e lo strano uomo con i capelli a forma di cespuglio accasciato al suo interno. La fronte e lo sguardo erano appesantiti da nuove rughe. Sentitevi liberi di esprimere stupore e meraviglia. Mally fece un profondo inchino, poi diede una gomitata al Leprotto per invitarlo a fare altrettanto.
Il Cappellaio fece un ampio sorriso. Prendete posto, possiamo aspettarla insieme. I passanti indossavano cappotti pesanti, le loro guance erano di un colore rosso accesso a causa del gelo invernale. Lo Stregatto riapparve sogghignando. Senza dubbio si trattava del Cappellaio. Indossava un cappotto verde che teneva slacciato, un cravattino rosa annodato sopra il panciotto e un cappello di velluto rosso. Ora, lo Stregatto e Bayard correvano in mezzo alla folla, i Pinchi si facevano strada a spintoni tra le gambe della gente nel tentativo di tenere il loro passo.
Appesi alle pareti stavano in bella mostra cappelli di ogni forma e colore che fungevano da richiamo per la clientela. Il Cappellaio corse dietro alla scrivania dove sedeva il padre.
Guarda qui Eccoti una bella lezione. Gli occhi del Cappellaio si riempirono di lacrime. Nemmeno lei si era accorta della presenza di Alice. Tempo si agitava sulla sedia, impaziente. Il Cappellaio continuava a farfugliare. Tempo respirava affannosamente. Al Cappellaio tremavano le labbra, non poteva credere che Tempo non sapesse il quando di qualcosa.
E che volate quando la gente si diverte? Il Cappellaio, sempre alle spalle di Tempo, gli prese i basettoni tra le dita. Sembrava furente. Ora spetta a me. Le lancette indicavano le cinque e cinquantanove. Un momento, come ha fatto?
Al tavolo dietro di lei, le sue figlie di sei anni si contendevano un piatto di crostatine quasi vuoto. Controvoglia, le bimbe scesero dalla panca e si diressero verso la porta.
Probabilmente stava andando a giocare con la sua fattoria di formiche. La Regina Elsmere era intenta a tagliare delle verdure per la cena e a versarle in una grande casseruola sul fuoco; aveva detto alla cuoca che per quella sera poteva starsene a casa. Lo faceva ogni volta che aveva bisogno di calmarsi: la cucina la rilassava.
Ma le sembrava che il piatto di crostatine la stesse chiamando. Quando Elsmere vide il piatto vuoto, scosse la testa. Mirana era in piedi, nella parte di stanza che apparteneva a Iracebeth e teneva lo sguardo basso. Sembrava proprio una briciola di crostatina.
Si sentiva tradita. Elsmere si rivolse a Mirana. Iracebeth rimase di stucco. Le briciole sono sotto il tuo letto, Iracebeth. Le uniche creature che passarono, furono un pesce gentiluomo con un cappello a cilindro e un ombrello e due fattorini ranocchio in uniforme che trasportavano un orologio a pendolo. Stava piangendo. La sua testa era di dimensioni normalissime, ma Alice la riconobbe immediatamente. Era Iracebeth, con la sua solita espressione imbronciata. Doveva evitare che accadesse.
La principessina continuava a piangere e correva per la piazza alla cieca. Oh, la mia testa! Stupide rose! I ranocchi e il pesce le corsero accanto.
Aveva fallito di nuovo. La principessa Mirana, attonita, era poco distante. Mentre tornavano al castello, la Regina Elsemere stringeva la mano di Iracebeth, cercando di consolarla.
Mirana seguiva a ruota, sul suo visino le si leggeva il senso di colpa. La stanza dei Sottomondiani Deceduti Il piccolo Cappellaio che porgeva speranzoso il cappellino di carta a suo padre. La scorta segreta di leccalecca verdi e bianchi che Zanik teneva nel cassetto Il Cappellaio aveva ragione!
Dalla gioia, Alice fece una piroetta e Era coperto di neve, le sue sopracciglia erano dei cespugli bianchi e rigidi. Era semibuio e in stato di abbandono.
Erano di tutte le dimensioni e forme, alcuni di metallo, altri di legno. Tempo fu colto da un attacco di panico. Forse Wilkins e i Secondi avrebbero potuto guadagnare del tempo Finalmente aveva raccolto gli indizi che le servivano per correre in aiuto della famiglia del suo amico, non poteva arrendersi. So dove sono! Devo raggiungerli! Vide un camino sopra cui campeggiava uno specchio antico. Il vetro era opaco e al centro si agitava un vortice nebbioso.
Alice era scomparsa. Un uomo col camice bianco da medico si lisciava i capelli davanti a uno specchio appeso sopra un lavandino. Qualcuno le aveva tagliato i capelli mentre dormiva. Fu colta da un sospetto. Quel luogo sembrava minaccioso. Non poteva essere un manicomio Forse sei svenuta? Ne era certa, lei non era il tipo da svenimenti. Ora indossava una tunica e un paio di pantaloni color crema. Una siringa piena di liquido dorato lucciccava in modo sinistro. Helen era visibilmente a disagio nel vedere sua figlia che tentava di divincolarsi.
Gli infermieri la scortarono garbatamente alla porta. Corse fuori dalla porta e raggiunse il corridoio principale. La stanza era larga e senza finestre. Appoggiato contro un muro, un infermiere annoiato le dava le spalle. Povera zia Imogene. Era innocua! A quanto pare nessuno di loro riusciva a sopportare la presenza di una donna che avesse un minimo di fantasia.
Senza quasi pensarci, raggiunse le grondaie ai margini del tetto e si sporse. Era vuota. I cavalli nitrirono spaventati e strattonarono in avanti. Alice si sciolse in fretta la corda intorno alla vita e con un guizzo raggiunse il posto del conducente. Si sentiva libera e selvaggia, tuttavia non riconobbe nessuna delle strade che stava percorrendo.
Le stradine erano quasi deserte: nessuno si accorse di Alice, che procedeva indisturbata al chiarore della luna. Finalmente giunse a destinazione, poco distante dal maniero degli Ascot.
Avrebbero trovato da soli la via del ritorno. Riconobbe la biblioteca. Da uno di questi, Hamish ostentava il suo proverbiale sguardo di disapprovazione. Guardava Alice attonito. Il cuore le batteva forte. Dove poteva essersi cacciata? Forse Tempo era tornato per portarle buone notizie.
Probabilmente aveva rintracciato Alice e recuperato la Cronosfera. Il suo letto, avvolto in coperte rosse, era sormontato da un baldacchino logoro e cadente. La libreria era stipata di barattoli pieni di funghi, mandragola e altri veleni. La scrivania era coperta di fogli su cui aveva tracciato bozzetti della Cronosfera e appunti per pilotarla.
Prima che le bestioline potessero raggiungere la tortina Iracebeth prese a scuotere la teca. Dal cielo vide planare uno strano macchinario di legno e metallo.
Riconobbe subito Tempo, che ansimando e sbuffando, si avvicinava al suo castello. Che cosa stava combinando? Tempo, barcollando, riemerse tra i rottami. Non riusciva quasi a respirare, ogni parola gli costava uno sforzo enorme. Era stato Tempo a farsela sfuggire. Sapete che cosa significa? Avevano nasi appuntiti e penzolanti e foglie appassite che spuntavano dagli elmetti.
Lui svenne. I soldati la seguirono obbedienti trasportando il prigioniero. Finalmente aveva catturato Tempo. Alice irruppe nella casa del Cappellaio senza bussare. Sono tutti vivi! Dopo una rapida occhiata in giro, Alice corse al secondo piano, prendendo la scala a chiocciola turchese. Gli amici erano riuniti intorno al letto del Cappellaio. Lui era disteso, con gli occhi chiusi.
I suoi capelli, un tempo fulvi, erano bianchi. Il Bianconiglio lo stava visitando con uno stetoscopio. I due gemelli erano visibilmente commossi. Alice non riusciva a crederci. Era fredda, umida, il polso era debole. Gli altri li seguirono arrancando. Alice vide il cappellino di carta azzurra sul comodino del Cappellaio. Ecco, non era davvero magico, era tuo padre che No, lo ha tenuto in segno del suo amore per te!
Lo ha raccolto dal cestino. I tuoi familiari sono vivi! Ti riconoscerei tra mille. Io ho cento e un anni, cinque mesi e un giorno». A volte riuscivo a credere anche fino a sei cose impossibili prima di colazione, al mattino.
Ecco il mio scialle che vola via di nuovo! Non riusciva proprio a capire cosa potesse essere successo. Si trovava forse in una bottega? E quella era davvero - era davvero una pecora quella che si trovava seduta dall'altra parte del banco?
Per quanto si sfregasse, non c'era niente da fare: si trovava in una piccola bottega buia, coi gomiti appoggiati al banco, e aveva davanti una vecchia Pecora, seduta su una poltrona, che sferruzzava a maglia e che di tanto in tanto si interrompeva per guardarla attraverso un grosso paio di occhiali. Per favore, dove sono i gamberoni? Ci sono dei giunchi profumati! Ma non riesco a prenderlo». Non l'ho visto» disse Alice, sbirciando cautamente oltre il fianco della barca dentro all'acqua scura.
Be', che cosa vuoi comprare? La Pecora prese i soldi e li mise in una scatola, poi disse: «Non consegno mai le cose in mano alla gente - non sta bene - te lo devi prendere da sola». Ma ha i rami, giuro! Ed ecco un ruscelletto! Humpty Dumpty sul muro era seduto; Humpty Dumpty dal muro era caduto. Con un nome come il tuo, potresti avere grosso modo qualsiasi forma». Provane un'altra». Non te l'aspettavi, eh?
Il Re mi ha promesso - lui in persona - di - di -». Allora, guardami bene! Ho paura che finirebbe per perderla! Comunque, questa conversazione sta andando a un ritmo troppo veloce: torniamo indietro alla penultima osservazione». Quanti anni hai detto che avevi? Alice non aveva voglia di cominciare un altro litigio, e non disse niente.
Se qualcuno ti dava una mano, avresti potuto smettere a sette anni». Humpty Dumpty aveva un'aria dubbiosa. Come ti ho detto, mi sembrava che fosse giusta - anche se in questo momento non ho il tempo di controllarla a dovere - e questo dimostra che ci sono trecentosessantaquattro giorni nei quali puoi avere un regalo di non-compleanno -».
Hai di che gloriarti! Humpty Dumpty fece un sorriso sprezzante. Questo dico io! Era troppo sbalordita per aggiungere qualcos'altro. Cerfuoso significa che sono le quattro del pomeriggio - il momento nel quale si cominciano a mettere sul fuoco le cose per la cena». Foracchiare vuol dire fare buchi con un succhiello». Poi, mifri vuol dire "fragili e miserabili" eccoti un'altra parola-baule.
Penso che sia un'abbreviazione di "mamma mia" - nel senso di sentirsi sperduto, capisci? Chi ti ha insegnato tutta questa roba difficile? Alice tacque. In autunno, quando le foglie cadono sul piano, Te la scrivi, con la penna pronta in mano». Ci fu una lunga pausa. Humpty Dumpty chiuse gli occhi impassibile e disse: «Aspetta e vedrai». Un attimo dopo giunsero correndo per il bosco dei soldati, dapprima due o tre alla volta, poi dieci o venti insieme, e infine a frotte, tanto che l'intera foresta ne pareva piena.
Poi giunsero i cavalli. Avendo quattro zampe, se la cavavano assai meglio dei fanti; ma persino loro di tanto in tanto incespicavano; e sembrava che ci fosse una regola fissa: quando un cavallo incespicava, il cavaliere cadeva a terra immediatamente. C'era il Re Bianco, seduto per terra, tutto intento a scrivere sulla sua agenda. E non ho mandato nemmeno i Messaggeri. Guarda un po' lungo la strada, e dimmi se ne vedi almeno uno». E a questa distanza, poi! Si chiama Frette». Lo nutro con - con - Focacce e Fieno.
Si chiama Frette, e vive -». Mi tocca averne due, sai - per l'andata e per il ritorno. Uno viene e l'altro va». Uno porta e l'altro prende». Andiamo di corsa a vederli». Il Leone e l'Unicorno Si battean per la corona. Sarebbe come se volessimo cercare di prenderci un Grafobrancio! Come va, giovanotto? Cappe volse la testa verso di lui e fece un cenno di assenso, poi riprese a mangiare il suo pane e burro.
Proprio in quel momento ci fu una pausa nel combattimento, e il Leone e l'Unicorno si misero a sedere, ansimanti, mentre il Re proclamava a gran voce: «Dieci minuti di sosta per i rinfreschi! Alice ne prese un pezzo per assaggiarlo, ma era molto secco.
Per un paio di minuti, Alice rimase in silenzio a guardarlo. Sarebbe come cercare di prendere un Grafobrancio! Ma ne prendo nota sull'agenda, se vuoi -. Non ne avevo mai visto uno vivo, prima! Affare fatto? Nel mentre che tutto questo succedeva, si era avvicinato il Leone: aveva un'aria molto stanca e sonnacchiosa, gli occhi semichiusi.
Io non ci sono riuscito». Qui il Re li interruppe, per impedire che il litigio degenerasse: era nervosissimo e gli tremava la voce. Siete passati dal ponte vecchio? E dalla piazza del mercato? Quanto ci mette il Mostro a tagliare la torta! Speriamo che sia uno dei miei sogni, e non del Re Rosso! Alice guardava ora l'uno ora l'altro piuttosto sbalordita. Come l'intera serie degli arnesi per il fuoco, quando cadono contro il parafuoco!
E come sono tranquilli i cavalli! Li lasciano cadere e risalire e loro se ne stanno immobili come se fossero dei tavolini! Voglio diventare una Regina». Alice scosse il capo. Forse i topi tengono lontane le api - oppure sono le api che tengono lontani i topi. Non so bene in quale direzione vada la cosa». Ora, dammi una mano a rimontare in sella. Ti accompagno fino in fondo al bosco - A cosa serve quel piatto? Aiutami a infilarlo in questa borsa».
Forte come la zuppa». Provalo, se vuoi». Tutte le volte che il cavallo si fermava il che accadeva spesso , lui cadeva in avanti; e tutte le volte che quello ripartiva il che di solito avveniva piuttosto all'improvviso , lui cadeva all'indietro. Il Cavaliere rimase molto meravigliato da quell'affermazione, forse anche un po' offeso.
Per esempio, avrai certo notato l'ultima volta che mi hai tirato su, che avevo un'aria pensosa». L'aveva scambiato per il suo». Mi ci ero incastrato dentro - a presa rapida».
Il Cavaliere scosse il capo. Alice corse sul ciglio del fosso per vedere cosa gli fosse successo. Il Cavaliere parve sorpreso dalla domanda. E tuttavia era un dolce molto intelligente da inventare». Ma qui ti debbo lasciare». Erano infatti arrivati alla fine del bosco. Alice non poteva fare a meno di avere una faccia perplessa: continuava a pensare al dolce.
Tutte le volte che la canto e qualcuno mi sta a sentire - o gli vengono le lacrime agli occhi, oppure -». Fra tutte le strane cose che Alice vide nel suo viaggio Attraverso lo Specchio, questa fu quella che avrebbe sempre ricordato con maggiore chiarezza. Rimase ad ascoltare, stando bene attenta, ma non le vennero le lacrime agli occhi. Chiesi a lui «Che fai di bello? Io le vendo ai temerari Che sul mar rischian la pelle; Ma i miei conti tornan pari.
Sembran forse bagatelle? E per dir qualcosa a quello, Gli ululai la mia richiesta. Poi, col ricavato fanno Vaseline sopraffine, Per tre lire che mi danno Come paga: ecco il mio fine». Mille volte lo scrollai Nella rabbia mia infinita. Disse «Gli occhi di merluzzo, - io li cerco ginocchioni - Abilmente li tagliuzzo E ne faccio dei bottoni. Questi i mezzi e la maniera Che di far ricchezze io ho Brindo a te e alla mia brughiera: Lunga vita! Con fervor lo ringraziai Per i mezzi e la maniera Loquacemente detti e brindai Lunga vita alla brughiera.
Che impressione mi fa! Ma che cosa ho in testa? Era una corona d'oro. Tu dovevi averla l'intenzione! A cosa serve una bambina che non ha l'intenzione di dire quello che dice?
Questo non lo puoi negare, neanche se ci provi con tutte e due le mani». La Regina Bianca sorrise debolmente, e disse: «E io invito te». Fai otto meno nove». Proviamo un altro calcolo di Sottrazione. Sottrai un osso al cane - che cosa rimane? E ti voglio dire un segreto - leggo le parole di una sola lettera. Tuttavia, non scoraggiarti.
Presto ci arriverai anche tu». Qui la Regina Rossa intervenne di nuovo. Di che colore? Come si dice in francese pirulin-pirulin- pirulera? Alice credette di aver trovato una via d'uscita, questa volta. Alice era perplessa. La Regina Rossa disse: «Che povero misero modo di fare le cose!
Purtroppo, quella mattina, non avevamo in casa una cosa del genere». A cosa servirebbe? Un attimo dopo entrambe le Regine erano profondamente addormentate e russavano sonoramente. Su, svegliatevi, siete pesanti! Ce ne dovrebbe essere uno con la scritta "Regina" -». Alice si volse, pronta a trovar da ridire su chiunque.
Che cosa ti ha chiesto la porta? Alice invita lo Specchio alla festa, Lo scettro in mano, la corona in testa: «Creature tutte, chiunque voi siate, Dalle tre Regine siete invitate». E centinaia di voci si unirono in coro per il ritornello:.
Fu la Regina Rossa a rompere il silenzio. Portate via l'arrosto! Ne volete un po'? Portate via lo sformato! Riportate qui lo sformato! Glielo facciamo recitare? La Regina Bianca rise per la gioia, e diede una carezza ad Alice sulla guancia. E poi mi piace. Non ne son capace. Scoprire il pesce o l'indovinello? Le candele si allungarono fino a toccare il soffitto; sembravano un fascio di giunchi con in cima i fuochi artificiali.
Non c'era un minuto da perdere. E c'eri anche tu, Kitty, assieme a me - attraverso tutto il mondo dello Specchio. Lo sapevi, micina? Ma come si fa a parlare con qualcuno, se quello dice sempre la stessa cosa? Lo sai che stai martoriando una Regina Bianca? Sei poco rispettosa, davvero! Capisci, Kitty, posso essere stata io oppure il Re Rosso. Tu eri sua moglie, e dovresti saperlo - Oh, Kitty, aiutami a risolvere questa cosa!
Secondo voi, chi ha fatto il sogno? Sotto un cielo radioso va una barca, Pigra, indecisa indugia, s'avanza, Di luglio, un tardo pomeriggio afoso -. Tre le bambine rannicchiate insieme. Sentir vogliono la semplice storia, Occhi grandi lucenti e orecchie tese. Voglion la storia anche altri bambini, Ben rannicchiati allegri e stretti assieme, Occhi grandi lucenti e orecchie tese. In un bel Paese di Meraviglie, Sognano e vivono la notte e il giorno, Sognano ancor mentre l'estate muore.
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